Nel 1844 un gruppo di commercianti sotto la guida di Carlo Bombrini aveva fondato la Banca di Genova.
Nel 1847 era stata fondata anche la Banca di Torino, ma ebbe scarso successo e perciò le due banche nel 1849 si fusero in un’unica società privata, che si chiamò Banca Nazionale degli Stati Sardi.
La Banca Nazionale degli Stati Sardi sorse nel 1849 dalla fusione delle due banche di emissione allora esistenti nei territori sabaudi, la Banca di Genova e la Banca di Torino e si affermo immediatamente come il principale e maggiore istituto di emissione della Penisola. Il disegno di Cavour di unificare tutte le banche italiane di questo tipo in un unico istituto, per | appunto nella Banca Nazionale nel Regno d’Italia – denominazione assunta a partire dal 1866 — si scontro con le vivaci resistenze di molti ambienti locali fino a fallire; il nuovo istituto apri agenzie a Milano (1859), Napoli, Palermo (1861) e poi in moltissime altre città, assorbi anche le banche di Parma, Bologna e Venezia, ma venne fermata da un defatigante negoziato, infine abortito, per la fusione con la Banca Nazionale Toscana*. mentre né il Banco di Sicilia*, né quello di Napoli volevano cedere la loro autonomia. Il progetto della Banca Nazionale venne. dunque, formalmente bloccato, anzi si arriva ad autorizzare, in occasione della proclamazione del “corso forzoso” nel 1866, | emissione di banconote non convertibili anche da parte dei due banchi meridionali, che in realtà fino ad allora avevano emesso fedi di credito, e anche da parte di una neocostituita Banca Toscana di Credito. Evidentemente, nella grande espansione della moneta cartacea che segui la dichiarazione di inconvertibilità, il governo preferiva avere a disposizione più di una fonte di emissione di banconote, anche se cio avveniva a scapito della controllabilità del sistema. Ciò, tuttavia, non impedì alla Banca Nazionale di assumere di fatto una forte preminenza tra le 6 banche autorizzate all’emissione e tra quelle ammesse al credito fondiario. Durante la crisi del 1889-1893 il governo tento nuovamente di riordinare il sistema bancario unlficando gli istituti di emissione, ma ancora una volta i tentativi furono a lungo frustrati dai contrasti d interesse tra gli istituti stessi, e solo il 10 agosto 1893 si giunse alla legge che stabiliva la fusione della Banca Nazionale nel Regno d Italia, della Banca Nazionale Toscana e della Banca Toscana di Credito in un unico organismo — la Banca d Italia* — cui si affido la liquidazione della Banca Romana e il diritto di emissione insieme ai due banchi meridionali, sottoposti pero a una speciale vigilanza. Non si trattava, come lo stesso Giolitti ebbe a riconoscere, di una soluzione ideale, soprattutto perché non erano chiare le attribuzioni della nuova Banca d Italia, che entro in funzione il 1° gennaio 1894, ma la situazione politica non permetteva di meglio, e il nuovo istituto avrebbe potuto affermarsi solo nei fatti, come in effetti avvenne in seguito.
Il 24 maggio 1851, Cavour, presentò un disegno di legge che autorizzava la Banca a portare il suo capitale da 8 a 16 milioni, con l’ingresso nei mesi successivi di nuovi azionisti, imponendole in pari tempo l’obbligo di istituire due succursali a Nizza e a Vercelli e di assumere le funzioni di cassiere dello Stato.
Grazie alle pressioni di Cavour nel 1853 la Banca si vide affidata i compiti di Tesoreria di Stato e conseguentemente ebbe una notevole disponibilità economica per effettuare prestiti.
Con la nascita del Regno d’Italia l’Istituto prese la nuova denominazione di Banca Nazionale nel Regno d’Italia e nel 1867 inglobò sia la Banca di Parma sia la Banca delle Quattro Legazioni.
Riferimento bibliografico
G. De Luca, Le Società quotate alla Borsa Valori di Milano dal 1861 al 2000, 2002.
L. Conte, La Banca Nazionale nel sistema del credito degli Stati Sardi, in Credito ¢ sviluppo economico in Italia dal Medioevo all’eta contemporanea, Verona, 1988.
L. Conte, La Banca Nazionale. Formazione e attività di una banca di emissione 1843-1861, Napoli, 1990.