Real Dritto della Mezz’annata nello Stato di Milano

Costituzione: 1631

Codice ISMIN: 39349

L’imposizione della mezz’annata, istituita nel 1631 da Filippo IV per bisogni straordinari, colpiva chiunque possedesse cariche o uffici concessi dal re e consisteva nel pagamento della metà della rendita del primo anno in cui occupasse il posto. Nel 1749 un piano aboliva la "gravezza" per le cariche annuali e biennali, riservandola solo per le cariche perpetue. Il pagamento della tassa era dovuto anche al momento dell’acquisto di un feudo o al momento della successione in esso

La storia del periodo: lo Stato di Milano aveva mantenuto l’autonomia amministrativa e le vecchie magistrature continuarono a funzionare in sostanza inalterate, anche se riformate e in alcuni casi cambiate nelle loro precipue funzioni: Carlo V, firmando le Novae Constitu... Altro

ISMIN Immagine Provincia Emissione Taglio Rarità Valore
A-39349Real Dritto della Mezz’annata nello Stato di Milano-1Milano1708Taglio variabileR9 (6-10 pezzi)S8 (da 1.501 a 2.000 €)

L’imposizione della mezz’annata, istituita nel 1631 da Filippo IV per bisogni straordinari, colpiva chiunque possedesse cariche o uffici concessi dal re e consisteva nel pagamento della metà della rendita del primo anno in cui occupasse il posto. Nel 1749 un piano aboliva la “gravezza” per le cariche annuali e biennali, riservandola solo per le cariche perpetue. Il pagamento della tassa era dovuto anche al momento dell’acquisto di un feudo o al momento della successione in esso

La storia del periodo: lo Stato di Milano aveva mantenuto l’autonomia amministrativa e le vecchie magistrature continuarono a funzionare in sostanza inalterate, anche se riformate e in alcuni casi cambiate nelle loro precipue funzioni: Carlo V, firmando le Novae Constitutiones, volute e iniziate da Francesco II Sforza, aveva ribadito la volontà di continuare e confermare l’assetto giuridico amministrativo dello stato secondo le sue tradizioni. Con la venuta degli austriaci, la politica amministrativa e di governo di Carlo VI non presenta rotture rispetto alla tradizione ducale e spagnola e le magistrature non subiscono modificazioni. L’entrata in Milano dei Savoia negli anni 1733-1736 porterà solo un momentaneo sconvolgimento: Carlo VI rimetterà, rientrando nel Milanese, tutto come era prima. Sostanziali cambiamenti si ebbero solo dopo il 1740 con l’avvento di Maria Teresa d’Austria: nel 1749 si ebbe una riorganizzazione generale delle magistrature e il numero dei funzionari venne diminuito, alcune cariche furono abolite (il consiglio segreto), altre cambiarono fisionomia (il governatore, i magistrati dei redditi etc.), altre furono istituite (il supremo consiglio di economia, la giunta per le cause fiscali). Nel 1771 si ebbe una riforma generale delle magistrature: separazione dei poteri, e quindi mutamento delle funzioni di alcune di esse (il senato rimase con la sola funzione giurisdizionale), abolizione di altre (il supremo consiglio di economia) e inoltre aumento del numero dei consultori di governo, l’amministrazione delle finanze passò al Magistrato Camerale etc. Ma è con Giuseppe II nel 1786 che avviene il vero sostanziale mutamento: il processo di modernizzazione degli organi amministrativi messo in atto dal governo di Vienna spazzò via tutto l’apparato milanese così come si era avuto per secoli e furono abolite antichissime magistrature come il senato, il Magistrato Camerale, la magistratura della Sanità; furono istituiti preture e tribunali collegiali a cui spettarono le funzioni giurisdizionali e dipartimenti specializzati che nel consiglio di governo avrebbero svolto la funzione amministrativa.