Monte di S. Giovanni Battista – Regio Editto 22 Aprile 1681 – 10 ottobre 1792 – 11 gennaio e 19 Novembre 1793
Costituzione: 22 aprile 1681
Pagina libro: 141
Codice ISMIN: 14688
Un documento unico o quasi. Quello di cui parliamo oggi è un titolo del 1794 emanato dal Monte di San Giovanni Battista di Torino istituito con regio editto il 22 aprile 1681. I monti, nella prima età moderna, vengono istituiti da una città o da uno stato proprio per acquistare nuovi capitali privati da utilizzare per eventuali guerre, per costruire opere pubbliche e per fronteggiare emergenze improvvise tra cui le calamità naturali. I monti si finanziavano attraverso le tasse. Con queste entrate il monte poteva pagare gli interessi annuali. Ciascun monte poteva avere una o più ... Altro
Un documento unico o quasi. Quello di cui parliamo oggi è un titolo del 1794 emanato dal Monte di San Giovanni Battista di Torino istituito con regio editto il 22 aprile 1681. I monti, nella prima età moderna, vengono istituiti da una città o da uno stato proprio per acquistare nuovi capitali privati da utilizzare per eventuali guerre, per costruire opere pubbliche e per fronteggiare emergenze improvvise tra cui le calamità naturali. I monti si finanziavano attraverso le tasse. Con queste entrate il monte poteva pagare gli interessi annuali. Ciascun monte poteva avere una o più “erezioni” per una somma fissa sui 100mila scudi, equivalente per esempio agli attuali buoni del tesoro. Ciascuna “erezione” era costituita da un numero fisso di “luoghi” di cento scudi equivalenti alle attuali obbligazioni che potevano non avere una scadenza, oppure scadevano alla morte del proprietario. Per ogni emissione veniva stabilito un tasso di interesse annuo a seconda dell’andamento della domanda da parte degli acquirenti.

Il contesto storico in cui si inserisce questo documento ci riporta agli albori del XVIII secolo, durante la guerra di successione spagnola quando Torino viene più volte minacciata dall’esercito francese. Nel 1706 la città subisce un lungo assedio, durato 117 giorni. La cittadella resiste eroicamente anche grazie alle gallerie di contromina e al sacrificio di uomini valorosi come Pietro Micca, capace di fermare l’avanzata francese dei nemici nei cunicoli della Mezzaluna.
Liberata infine dalle forze austro-piemontesi di Vittorio Amedeo II di Savoia e del Principe Eugenio, dopo il trattato di Utrecht, Torino diventa seconda città del Regno di Sicilia, poi scambiato, in ottemperanza del trattato di Londra del 1718, col Regno di Sardegna.
Per ringraziare la Madonna per la vittoria sui francesi, nel 1715 Vittorio Amedeo II fa erigere la Basilica di Superga, progettata da Filippo Juvarra. (Luogo che sale tristemente agli onori della cronaca il 4 maggio 1949, quando l’aereo sui cui viaggia il grande Torino di Velentino Mazzola, si schianta sulla collina proprio nei pressi della basilica provocando la morte di tutti i giocatori di quella leggendaria squadra).
Torino, neonata capitale del Regno di Sardegna, vive un periodo di splendore per tutto il secolo anche se è continuamente minacciata dalle mire espansionistiche di Luigi XV di Francia.
In città, viene completato il Palazzo Reale, evoluzione della precedente residenza dei duchi di Savoia e piazza Castello viene completata con imponenti palazzi creati per farne il palcoscenico della vita politica. Nel 1740 viene inaugurato il Teatro Regio, realizzato da Benedetto Alfieri. Nel 1752, su un’area già destinata a spettacoli equestri e circensi, viene realizzato il Teatro Carignano. Un incendio nel 1786 lo distrugge ma viene dopo poco ricostruito.
L’aumento della popolazione rende necessario l’innalzamento degli edifici. La città viene divisa in quattro quartieri (Cittadella, Via Nuova-San Salvario, Porta Palazzo, Vanchiglia), a loro volta suddivisi in 60 cantoni e 119 isole. Nel 1752 vengono terminati i Giardini Reali. Il 1777 vede l’apertura del primo cimitero fuori le mura, quello di San Pietro in Vincoli, segnando così l’abbandono dell’usanza delle sepolture all’interno delle chiese.
Il 1700 è anche il secolo in cui sorgono le residenze sabaude fuori città, come la Reggia di Venaria Reale, il Castello di Moncalieri e la Palazzina di caccia di Stupinigi.
Anche dal punto di vista culturale Torino è all’avanguardia: nel 1783, nasce l’Accademia delle Scienze, che diventa il centro culturale dei maggiori scienziati europei, tra cui Joseph-Louis Lagrange e Giovanni Battista Beccaria. Tra i personaggi di spicco di questo periodo ricordiamo il tipografo Giambattista Bodoni, il drammaturgo Vittorio Alfieri e il politico e storico Carlo Botta. Proprio quest’ultimo, sarà tra gli intellettuali che aderiscono alla massoneria torinese, sulla più ampia onda delle idee illuministe. Tuttavia, il conservatorismo, dettato dalla monarchia assoluta, fa del Regno piemontese uno stato sì potente, ma ancora arretrato a livello di industrializzazione. E nonostante l’ammodernamento della città, voluto nel XVIII secolo dai sovrani Vittorio Amedeo II, Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III, le sacche di povertà tra la popolazione rimangono ampie e profonde.
Il valore di catalogo del documento allo studio oggi è di circa 6 mila eur. Il motivo è semplice: se ne conoscono un paio di esemplari. Per questo si può prevedere a livello collezionistico una rivalutazione nel tempo.

Il Regno di Sardegna, in latino Regnum Sardiniae, Regnum Sardiniae et Corsicae fino al 1479, fu istituito nel 1297 (secondo altre fonti nel 1299) da papa Bonifacio VIII in ottemperanza al Trattato di Anagni del 24 giugno 1295, sull’isola della Sardegna.
Comprendeva i territori dei giudicati autoctoni e i possedimenti aragonesi, pisani e genovesi. Con il passaggio del regno sardo, dopo i lunghi domini aragonesi e spagnoli, alla Casa Savoia nel 1718-20 e l’unione dinastica con gli Stati di terraferma (come il Piemonte), spesso ci si riferì ai suoi sovrani, abitanti o alle sue forze armate come sardo-piemontesi, piemontesi o sabaudi.
Mutò il suo nome il 17 marzo 1861 in Regno d’Italia.
La lunga durata della sua storia istituzionale e le varie fasi storiche attraversate fanno sì che comunemente la storiografia distingua tre diversi periodi in funzione dell’entità politica dominante: un periodo aragonese (1324-1479), uno spagnolo-imperiale (1479-1720) e uno sabaudo (1720-1861).
Il Regnum Sardiniae fu creato per risolvere la crisi politica e diplomatica sorta tra la Corona d’Aragona e il ducato d’Angiò, a seguito della Guerra del Vespro per il controllo della Sicilia. L’atto di infeudazione, datato 5 aprile 1297, affermava che il regno apparteneva alla Chiesa e veniva dato in perpetuo ai re della Corona di Aragona in cambio di un giuramento di vassallaggio e del pagamento di un censo annuo. Fu conquistato territorialmente a partire dal 1324 con la guerra mossa dai sovrani Aragonesi contro i Pisani, in alleanza col Regno giudicale di Arborea.
La conquista fu a lungo contrastata dalla resistenza sull’isola dello stesso Giudicato di Arborea e poté considerarsi parzialmente conclusa solo nel 1420, con l’acquisto dei rimanenti territori dall’ultimo Giudice per 100.000 fiorini d’oro, nel 1448 con la conquista della città di Castelsardo (allora Castel Doria). Fece parte della Corona di Aragona fino al 1713, anche dopo il matrimonio di Ferdinando II con Isabella di Castiglia, allorquando l’Aragona si legò sotto il profilo dinastico (ma non politico-amministrativo) prima alla Castiglia, poi – in epoca già asburgica (a partire dal 1516) – anche alle altre entità statuali governate da tale Casa (Contea di Fiandra, Ducato di Milano, ecc.).
Nel 1713 subito dopo la guerra di successione spagnola, la Sardegna entrò a far parte dei domini degli Asburgo d’Austria che lo cedettero, dopo un fallito tentativo di riconquista da parte della Spagna, a Vittorio Amedeo II (già duca di Savoia), ricevendone in cambio il Regno di Sicilia (1720). Nel 1767-69 Carlo Emanuele III di Savoia sottrasse l’arcipelago della Maddalena al controllo genovese. Nel 1847 confluirono nel Regno tutti gli altri stati della Casa Reale sabauda con la cosiddetta fusione perfetta.
Con il riordino dello Stato sardo e la conseguente scomparsa delle antiche istituzioni, l’isola divenne una regione di uno Stato più ampio, non più limitato alla sola isola come era stato fin dalla sua fondazione, ma unitario, con un unico territorio doganale, un solo popolo, un unico parlamento ed un’unica legge costituzionale (lo Statuto Albertino), comprendente la Sardegna, la Savoia, il Nizzardo, la Liguria e il Piemonte (che ospitava la capitale Torino), conservando il nome di Regno di Sardegna ancora per qualche anno, finché, una volta raggiunta l’Unità d’Italia, con la proclamazione del Regno d’Italia, cambiò il proprio nome in Regno d’Italia.




