Eritrea per le Miniere d’Oro Soc.
Costituzione: 24 giugno 1900
Pagine libro: 564, 652
Codice ISMIN: 1631
La Società Eritrea per le Miniere d’Oro fu fondata il 24 giugno 1900 e fu presieduta dal deputato parlamentare Barone Michele De Renzis (1837-1908). Questa compagnia fu considerata un ‘emanazione del Governo Coloniale, nonostante fosse un’impresa privata.
La compagnia nel 1900 ottenne una concessione per lo sfruttamento di 30.000 ettari dal governo dell’Eritrea in cambio del 5% sui minerali estratti. L’oro fu scoperto ma in quantità non tali da poter sostenere lo sfruttamento. Tra alti e bassi nel 1914 fu posta in liquidazione.
COLONIALISMO IN AFRICA
Fino al XIX secolo il continente africano presentava solo forme di colonialismo commerciale, diffuso lungo le cos... Altro
La Società Eritrea per le Miniere d’Oro fu fondata il 24 giugno 1900 e fu presieduta dal deputato parlamentare Barone Michele De Renzis (1837-1908). Questa compagnia fu considerata un ‘emanazione del Governo Coloniale, nonostante fosse un’impresa privata.
La compagnia nel 1900 ottenne una concessione per lo sfruttamento di 30.000 ettari dal governo dell’Eritrea in cambio del 5% sui minerali estratti. L’oro fu scoperto ma in quantità non tali da poter sostenere lo sfruttamento. Tra alti e bassi nel 1914 fu posta in liquidazione.
COLONIALISMO IN AFRICA
Fino al XIX secolo il continente africano presentava solo forme di colonialismo commerciale, diffuso lungo le coste. Portoghesi, inglesi, francesi, olandesi e arabi avevano fondato varie basi che, da un lato, servivano da supporto ai bastimenti in rotta lungo le grandi vie di comunicazione marittima e, dall’altro, fungevano da collettori delle merci e dei prodotti africani: oro, pelli, avorio, legni pregiati, caffè, pietre preziose, senza contare il fiorente commercio degli schiavi. L’unica entità politico-amministrativa coloniale, sia pure in senso lato, era costituita dall’impero ottomano, che si estendeva lungo tutto il bacino meridionale del Mediterraneo, fino a lambire il Marocco. Esistevano poi vari stati africani indipendenti, taluni meri aggregati di tribù, altri autentiche entità politiche dall’antica e gloriosa civiltà: essi resistettero inutilmente alla progressiva penetrazione degli europei, preceduta da una lunga teoria di esploratori, in prevalenza britannici, francesi e tedeschi. Dai primi viaggi di Mungo Park all’interno dell’Africa occidentale (1795-1806), lo studio geografico del continente procedette a un ritmo serrato: grazie agli sforzi di numerose spedizioni come quelle del francese René Caillé (1827-1829), dei britannici David Livingstone (1846-1873) e Henry Stanley (1874-1877) e dei francesi Fernand Foureau e François Lamy (1898-1900), la conoscenza delle risorse interne e delle principali vie di comunicazione fluviale, sul finire del secolo, poté dirsi completata. Nel frattempo l’interesse di Francia e Gran Bretagna per l’entroterra mediterraneo aveva propiziato i primi insediamenti coloniali. Nel 1830, più per reagire a una critica condizione politica interna che per assecondare una vera e propria iniziativa “africana”, Carlo X di Francia decise l’occupazione dell’Algeria, fino ad allora sotto il controllo ottomano. Solo a partire dal 1833, tuttavia, i francesi, sollecitati dalla guerriglia di ‘Abd al-Kadir, furono indotti a penetrare nel deserto interno e a sottomettere stabilmente i capi locali. Per debellare del tutto la resistenza araba, il maresciallo Bugeaud finì per sconfinare in Marocco e braccare ovunque Abd al-Kadir, che si arrese nel 1847. L’idea del governo di Parigi era quella di ricostruire l’Africa romana: in questa prospettiva si inserì nel 1881 l’occupazione della Tunisia (trattato del Bardo), che costò tuttavia alla Francia la rinuncia al controllo sull’Egitto, passato in mano britannica. Nell’ultimo ventennio del XIX secolo, la Terza repubblica, a partire dai governi Ferry, accrebbe immensamente i possedimenti africani: il Senegal, la Costa d’avorio, il Gabon, il Dahomey, il Ciad e parte del Congo, tutti ubicati sul versante occidentale del continente. Su quello orientale, se si esclude il piccolo insediamento di Gibuti (1892), porto collocato in posizione strategica sul mar Rosso, lungo le nuove rotte intercontinentali aperte dal canale di Suez, l’unica acquisizione di rilievo fu l’isola di Madagascar (1895). Nel 1904 venne istituito il governatorato generale per l’Africa occidentale e nel 1910 quello per l’Africa equatoriale col compito di amministrare i territori esplorati da Pietro di Savorgnan di Brazzà, che pacificamente li annetté alla Francia grazie ad accordi con le varie tribù locali. L’interesse britannico per gli affari africani cominciò, invece, con l’inaugurazione del canale di Suez nel 1869, che abbreviava notevolmente i collegamenti con l’India, la “perla” dell’impero. Nel 1875 il primo ministro Disraeli acquistò dal khedivé d’Egitto, Ismail Pascià, le azioni della compagnia del canale possedute da quel governo.






