Canale Cavour – Compagnia Generale dei Canali Italiani d’Irrigazione

Costituzione: 14 settembre 1862

Pagine libro: 256, 281, 295

Codice ISMIN: 4436

SOCIETA' AUTORIZZATA CON DECRETO REALE DEL 14 SETTEMBRE 1862

Dopo la firma del 25 agosto 1862, senza modificazioni particolari, la convenzione ottiene il riconoscimento ufficiale con la legge “per la concessione della costruzione d’un canale d’irrigazione a derivarsi dal fiume Po”. In questa legge si stabilisce anche il nome del canale in Canale Cavour.

L’atto costitutivo della Compagnia Generale dei Canali d’Irrigazione Italiani venne redatto, dal notaio Turvano presso lo studio dell’Avocato Boggio, a Torino il 1° settembre 1862. Erano quattro le persone presenti; due testimoni e due  rappresentanti dei sottoscrittori. Gli statuti, insieme all’atto costitutivo, ottennero l’approvazione da parte del Governo il 14 settembre 1862 e vennero deposi... Altro

ISMIN Immagine Stampatore Provincia Emissione Taglio Rarità Valore
A-4436Canale Cavour – Compagnia Generale dei Canali Italiani d’Irrigazione-1N.D.Torino18621 azione da Lire 500R5 (101-250 pezzi)S4 (da 101 a 250 €)
B-4436Canale Cavour – Compagnia Generale dei Canali Italiani d’Irrigazione-2N.D.-18701 obbligazioneR4 (251-500 pezzi)S4 (da 101 a 250 €)
C-4436Canale Cavour – Compagnia Generale dei Canali Italiani d’Irrigazione-3N.D.Torino18711 cartellaR4 (251-500 pezzi)S4 (da 101 a 250 €)
D-4436--Roma18715 obbligazioni 6% al portatore da Lire 500R2 (1001-5000 pezzi)S3 (da 51 a 100 €)
E-4436--Roma1872Obbligazione 5% al portatore da Lire 500R2 (1001-5000 pezzi)S3 (da 51 a 100 €)

SOCIETA’ AUTORIZZATA CON DECRETO REALE DEL 14 SETTEMBRE 1862

Dopo la firma del 25 agosto 1862, senza modificazioni particolari, la convenzione ottiene il riconoscimento ufficiale con la legge “per la concessione della costruzione d’un canale d’irrigazione a derivarsi dal fiume Po”. In questa legge si stabilisce anche il nome del canale in Canale Cavour.

L’atto costitutivo della Compagnia Generale dei Canali d’Irrigazione Italiani venne redatto, dal notaio Turvano presso lo studio dell’Avocato Boggio, a Torino il 1° settembre 1862. Erano quattro le persone presenti; due testimoni e due  rappresentanti dei sottoscrittori. Gli statuti, insieme all’atto costitutivo, ottennero l’approvazione da parte del Governo il 14 settembre 1862 e vennero depositati a Torino il successivo 20 settembre.

Nel giorno in cui fu sottoscritta la costituzione della società si diede atto che i soci fondatori apportavano, per un valore di 1.500.000 lire, tutti i piani, progetti e studi relativi. In questo giorno fu anche stipulato il contratto per la costruzione con Henry Bonnaire(“l’imprenditore generale”), per una somma di 47.787.366 lire. Sempre nello stesso giorno Bonnaire subappaltò l’opera alla ditta Scanzi, Bernasconi e C, per un importo di 44.347.874 lire. Nelle questioni finanziarie gli uomini del Vercellese, non hanno svolto un ruolo fondamentale anche se erano tra i maggiori beneficiari dell’operaNell’area infatti non esistevano strutture finanziarie e bancarie di tale livello da entrare nel grande gioco che si svolgeva essenzialmente fra Torino e Milano, fra Parigi e Londra, le piazze dalle quali furono garantite le sottoscrizioni del capitale sociale. Molti dei grandi proprietari avevano la loro dimora fuori dal territorio, come era del resto il caso di Cavour.

Analizzando le vicende gestionali si nota un comportamento amministrativo che lascia molti dubbi sulla correttezza dei responsabili. I promotori inglesi e francesi avevano saputo coinvolgere banchieri e finanziatori italiani, che furono chiamati al primo Consiglio di Amministrazione della società. la delegazione italiana era costituita dal marchese Gustavo Cavour ( presidente ), dal Minghetti, dal conte Odifredi, dal milanese marchese Cusani e il banchiere De Fernex. Alcuni di questi erano esperti dei consigli di amministrazione delle società che operarono nel sistema delle infrastrutture piemontesi ( ad esempio la società per la ferrovia da Torino a Novara o la Savona – Torino ) in cui erano coinvolte gli stessi finanziatori inglesi dedicatisi al canale. Le difficoltà finanziarie della Compagnia dei canali derivarono dalle difficoltà incontrate per la raccolta dei denari, sia nella forma di azioni che di obbligazioni.
Il Governo italiano garantiva alla Compagnia un reddito del 6% sui capitali investiti nella costruzione dei canali e nell’acquisizione delle strutture preesistenti, sia pubbliche che private, ed una quota di ammortamento annuale pari a 0,3444 di lira per cento. L’amministrazione finanziaria avrebbe dunque versato la differenza, eventuale, per un periodo di 50 anni, fra il risultato economico annuale raggiunto dalla gestione e la cifra corrispondente al totale dell’interesse del 6% più l’ammortamento, calcolati dal momento in cui il canale sarebbe entrato in esercizio. Nei primi anni, anche se era previsto che l’ammontare degli interessi pagati potesse rientrare nei costi d’impianto, non avrebbe potuto essere distribuito alcun profitto.