Arch. E. Monti

Costituzione: 31 dicembre 1929

Codice ISMIN: 12680

Società Costituita costituita il 31 dicembre 1929 la Arch. E. Monti & C. per la produzione di Mobili Liberty e di arredamenti per negozi, alberghi e banche. Titoli con la firma originale di Enrico Monti.

MONTI, Enrico.
Milano 1873 – Milano 1949.

Architetto e industriale. Nacque a Milano il 24 ottobre 1873 da Giuseppe e da Luigia Peretti. La famiglia Monti, antichissima nell’Ossola Inferiore, discende da un ramo dei conti di Castello, i signori “de monte” [Cerano], stabilitisi a Cuzzago nel XIII secolo. All’inizio del ‘600, Pietro Monti si trasferì ad Anzola sposando la figlia del notaio Francesco Barattino, dando vita al ramo anzolese dei Monti. Giuseppe (1832-1907) emigrò nel 1853 a Milano dove aprì una gelateria in via Montenapoleon... Altro

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A-12680Arch. E. Monti-1Officina Carte Valori Turati Lombardi e C. - MilanoEnrico MontiMilano1929VariabileR5 (101-250 pezzi)S3 (da 51 a 100 €)

Società Costituita costituita il 31 dicembre 1929 la Arch. E. Monti & C. per la produzione di Mobili Liberty e di arredamenti per negozi, alberghi e banche. Titoli con la firma originale di Enrico Monti.

MONTI, Enrico.
Milano 1873 – Milano 1949.

Architetto e industriale. Nacque a Milano il 24 ottobre 1873 da Giuseppe e da Luigia Peretti. La famiglia Monti, antichissima nell’Ossola Inferiore, discende da un ramo dei conti di Castello, i signori “de monte” [Cerano], stabilitisi a Cuzzago nel XIII secolo. All’inizio del ‘600, Pietro Monti si trasferì ad Anzola sposando la figlia del notaio Francesco Barattino, dando vita al ramo anzolese dei Monti. Giuseppe (1832-1907) emigrò nel 1853 a Milano dove aprì una gelateria in via Montenapoleone 3 (e in seguito una succursale a Monza, dove fu fornitore ufficiale della Casa Reale ai tempi di Umberto I).
Enrico, quinto di 11 fratelli, garzone di bottega, frequentò i corsi serali dell’Accademia di Brera conseguendo nel 1899 il diploma di architetto alla Scuola Superiore di Architettura, vestendo ancora la divisa del genio pontieri. In una lettera del maggio 1898, Camillo Boito, scrivendo al generale Bava Beccaris nei giorni successivi alle cannonate che lo hanno reso sinistramente famoso, gli chiedeva una licenza speciale per “uno dei migliori allievi della nostra accademia di Brera affinché possa recarsi al paese in val d’Ossola al capezzale della madre morente”.
Aperto l’anno dopo un laboratorio di ebanisteria e intaglio, l’attività di Enrico Monti crebbe rapidamente. Con l’apporto finanziario di soci amici e colleghi di Brera, creo la “Arch. E. Monti & C.”, che si affermò nella produzione di mobili Liberty e di arredamenti per negozi, alberghi e banche. Nel 1902 partecipò all’Esposizione di Arte Decorativa di Torino e venne premiato per uno studio in stile Liberty. Nel 1906 realizzò su disegno di Luigi Conconi il padiglione dell’Umanitaria all’Esposizione Internazionale di Milano (ricostruito in seguito come propria dimora ad Anzola). Alla Società Umanitaria, aveva assunto nel 1903 e tenne per molti lustri la cattedra di disegno e ebanisteria alle scuole serali, così come alla Scuola Superiore di Arte applicata all’Industria. Come architetto del Liberty, firmò in quegli anni arredamenti prestigiosi quali lo studio di Toscanini, la sala di lettura della Biblioteca Ambrosiana, il negozio Liberty Prince of Wales, stabilimenti termali e grandi alberghi, adattando il Liberty a moderne esigenze industriali. Nel 1907 trasferì l’attività in uno stabilimento che dava lavoro a trecento operai. Nel 1910, su incarico dell’arch. Gaetano Moretti, allestì il padiglione italiano dell’esposizione mondiale di Buenos Aires. Nel 1914, per conto del governo italiano, curò l’allestimento del padiglione italiano all’esposizione internazionale di San Francisco. Dopo l’incendio dei padiglioni in legno, li ricostruì in pochi giorni, meritandosi l’elogio del governo, ma non ottenne la rifusione di tutte le spese (carteggio con il commissario del governo e sindaco di Roma Ernesto Nathan). All’esposizione presentò un salone intagliato in stile rinascimentale, con il Trionfo della vendemmia, ed una riproduzione fedele della sacrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie a Milano: simbolo alto dell’arte dell’intaglio del Rinascimento lombardo (venduta a un industriale californiano per 12.500 lire). Dopo aver vinto il “Grand prix” alle Esposizioni Internazionali di Milano, Bruxelles e Buenos Aires, in seguito fu sempre dichiarato “fuori concorso”. Tra i promotori delle Esposizioni di Arti decorative di Monza, partecipò alle prime Triennali di Milano.
Il 2 luglio 1914 venne nominato Cavaliere del Lavoro (a quarant’anni, era il più giovane d’Italia a ricevere il prestigioso riconoscimento), con la motivazione: “Con l’appoggio di amici avviò la sua attività in un piccolo locale in via Montenapoleone. Si trasferì di mano in mano in locali sempre più vasti. L’azienda diventò una delle più importanti fabbriche di mobili per uffici e per edifici monumentali. Si affermò per l’eccellenza dei lavori fra i primi industriali dell’arredamento”.
Nel 1917, rilevato il grande stabilimento Varisco a Concorezzo (Monza), vi trasferì la produzione di mobili da studio, le camere d’albergo (modelli progettati per il T.C.I.), e gli arredamenti delle banche (Banca d’Italia, Banca Commerciale, Credito Italiano, Cassa di Risparmio delle PP. LL. etc.). Nello stabilimento di Milano incrementò la specializzazione negli arredamenti monumentali. Dal 1918 al 1925 lavorò con l’arch. Ernesto Basile all’arredamento del palazzo di Montecitorio a Roma, dal soffitto a cassettoni del “transatlantico” (1918) alla tribuna del governo (1925), nonché alle aule delle commissioni e agli studi dei ministri. Per seguire i lavori nei ministeri, aprì un ufficio di rappresentanza a Roma.
Nel 1920 vinse il concorso mondiale per il progetto di arredamento del palazzo legislativo di Montevideo e poi il concorso mondiale per l’esecuzione (appalto per oltre 10 milioni di lire del tempo). “Allestì in breve tempo la camera dei deputati e quella dei senatori. Lo aveva incitato e diretto l’amico e maestro suo grande Gaetano Moretti; quello di Enrico Monti a Montevideo fu un vero trionfo della nostra industria e del nostro artigianato” (A. Annoni). A Montevideo, dopo la crisi del ’29, allestì anche il palazzo del Banco della Repubblica dell’Uruguay, mandando da Genova al Rio della Plata navi intere di mobili, boiseries e serramenti, riuscendo così a dare lavoro a centinaia di operai in anni di grave recessione. Nel 1925 allestì il treno reale e nel 1930 la R. Nave Savoia, per i viaggi della famiglia reale. Risalgono a quegli anni gli allestimenti alle ambasciate italiane a Vienna e a Cettigne, ai palazzi reali dell’Aya e del Cairo, più tardi al palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1935).
A partire dal 1925, affiancò agli stabilimenti di Milano e Concorezzo uno stabilimento a Genova e un cantiere a Trieste e iniziò a progettare e produrre arredamenti navali. In un decennio lavorò all’arredamento di una trentina di navi di linea. A partire dalle prime motonavi: “Ausonia” (1925), “Romolo” e “Remo” (1926), “Orazio” e “Virgilio” (1926), “Roma” (1926) ai piroscafi delle grandi compagnie italiane, il “Lloyd Sabaudo” e la “Navigazione Generale Italiana”, la “Ansaldo”, la “Florio”…, nonché la Regia Marina (Incrociatori “Fiume” e “Trieste”). Per finire con i grandi transatlantici, come il Conte di Savoia, che lo vide operare accanto a Gino Coppedè e Gustavo Pulitzer Finali, unitamente ai quali, il nome di Enrico Monti, scrivono M. Eliseo e P. Piccione in Transatlantici (2001), “contribuì in maniera determinante all’affermazione internazionale non solo del gusto italiano ma anche della credibilità di tutta la nostra industria navale”. Nel 1930 ricevette dalla Navigazione Generale Italiana l’incarico dell’arredamento del Rex, in allestimento nei cantieri Ansaldo di Genova. In una lettera del 17 aprile 1930, annunciava all’arch. Gio Ponti che stava per recarsi ad Amburgo a visitare il “Brema”, il rivale transatlantico tedesco cui il Rex nel 1933 avrebbe strappato il nastro azzurro (record della traversata dell’Atlantico). Chiamato a raccolta il meglio dell’arte decorativa, dell’artigianato e dell’industria lombarda, suo fu l’arredamento di tutte le cabine e gli appartamenti del Rex (la più grande nave costruita in Italia: record che mantenne per 60 anni) che ospitavano oltre 2000 passeggeri. Varato il 1° agosto 1931, il Rex (immortalato da Amarcord di Fellini) venne affondato nel 1944 nel porto di Trieste.
Per oltre trent’anni fu presidente dell’Associazione lombarda degli industriali del legno. Gravemente colpito negli affetti familiari (perse entrambi i figli maschi in giovane età), “per Anzola di cui fu sindaco, si prodigò promuovendo la costruzione della passerella sulla Toce, fondando e beneficando l’asilo infantile, il circolo di cultura e la banda, abbellendo la chiesa e decorandola con l’oro ricavato dalla fusione delle sue medaglie” (dalla commemorazione di B. Donzelli ai Cavalieri del Lavoro, 1949). Per la decorazione della parrocchiale di S. Tomaso di Anzola, nel settembre 1945 il vescovo Leone Ossola, in visita alla chiesa stessa, lo insignì del collare di Commendatore di San Silvestro Papa assegnatogli da Pio XII.
Morì improvvisamente a Milano il 2 giugno 1949 a 75 anni. “Come ogni sera, alla vigilia aveva per ultimo lasciato il suo posto di lavoro” (A. Annoni).

Fonti: carteggi, documenti e fotografie dei lavori navali in Archivio E. Rizzi.
Bibl.: B. Donzelli, Enrico Monti, commemorazione ai Cavalieri del Lavoro, Roma 1949; A. Annoni, L’Architetto Enrico Monti, in “Almanacco della Famiglia Meneghina per il 1951”, Milano 1950; M. Eliseo – P. Piccione, Transatlantici, Genova 2001.