Repubbl. Italiana – Dir. Gen. del Deb. Pubbl. – Prest. Redim. 12% – 1980

Costituzione: Legge 26 gennaio 1980 n° 16 e D. M. 24 maggio 1980

Nazione: Italia

Pagina libro: 1115

Codice ISMIN: 15521

NASCITA DEL DEBITO PUBBLICO

Il debito pubblico altro non è che la quantità di denaro che uno Stato si fa prestare da soggetti nazionali o esteri.

Se indossassi il cappello da esperto d’investimenti finanziari, direi che Il debito pubblico altro non è che la quantità di denaro che uno Stato si fa prestare da soggetti, nazionali o esteri, per il finanziamento delle sue attività primarie. I sottoscrittori vantano un credito e posseggono obbligazioni o titoli di Stato che offrono un determinato tasso di interesse oltre alla promessa della restituzione del capitale a scadenza.

Più una Nazione è solida e solvibile minore è la percentuale tenuta ad offrire ai detentori delle sue obbligazioni, inoltre più lunga la scadenza, maggiore è il rendime... Altro

ISMIN Immagine Città Emissione Taglio Colore/Particolarità Rarità Valore
A-15521Repubbl. Italiana – Dir. Gen. del Deb. Pubbl. – Prest. Redim. 12% – 1980-1Roma198550000000 di lireBlu/verde--
B-15521Repubbl. Italiana – Dir. Gen. del Deb. Pubbl. – Prest. Redim. 12% – 1980-2Roma19961000000 di lireViola--
C-15521Repubbl. Italiana – Dir. Gen. del Deb. Pubbl. – Prest. Redim. 12% – 1980-3Roma19925000000Giallo--
D-15521Repubbl. Italiana – Dir. Gen. del Deb. Pubbl. – Prest. Redim. 12% – 1980-4Roma199310000000 di lireVerde--

NASCITA DEL DEBITO PUBBLICO

Il debito pubblico altro non è che la quantità di denaro che uno Stato si fa prestare da soggetti nazionali o esteri.

Se indossassi il cappello da esperto d’investimenti finanziari, direi che Il debito pubblico altro non è che la quantità di denaro che uno Stato si fa prestare da soggetti, nazionali o esteri, per il finanziamento delle sue attività primarie. I sottoscrittori vantano un credito e posseggono obbligazioni o titoli di Stato che offrono un determinato tasso di interesse oltre alla promessa della restituzione del capitale a scadenza.

Più una Nazione è solida e solvibile minore è la percentuale tenuta ad offrire ai detentori delle sue obbligazioni, inoltre più lunga la scadenza, maggiore è il rendimento o erto. Tutto questo in linea di principio e con alcune debite variazioni sul tema.

Il ricorso al debito nei conti pubblici impone la necessità da parte dello Stato, oltre alla sua copertura finanziaria nei tempi e nei modi prestabiliti, di tenerlo sotto controllo per non cadere nel rischio di insolvenza sovrana. Termine questo divenuto, ahi noi, familiare e di stringente attualità e che rende l’argomento quanto mai importante e molto più utile da conoscere di quello che immaginiamo.

La Scripofilia non dovrebbe limitarsi per tanto al semplice collezionismo di strumenti finanziari fuori corso, ma al contrario è un’occasione importante per comprendere il funzionamento di un mondo complesso ed in costante evoluzione come quello della Finanza. Mondo che volenti o nolenti ha un impatto sulla vita di ognuno di noi.

Giusto per far comprendere meglio ciò che scrivo pensiamo a quello che sta accadendo in Grecia, oppure all’Argentina solo qualche anno fa, o più recentemente all’Italia quando il termine spread è diventato di uso comune. Affinché il fallimento di uno Stato, in inglese default, non ci colga impreparati bruciando gran parte o tutti i nostri risparmi, perché non abbiamo compreso i reali rischi sottostanti ai nostri investimenti è fondamentale andare più a fondo. Per evitare appunto che ci lasci con in mano carta straccia.

Che dico! Oggi con la dematerializzazione neppure con quella. Nei secoli passati invece, per invogliare i sottoscrittori ad investire i loro risparmi, questi titoli di credito, erano tutt’altro che carta straccia, stampati su pregiate filigrane ed ancor più anticamente su straordinarie pergamene. Quindi credo che le ragioni per avvicinarci a questo mondo sono estremamente convincenti. Ma per tornare alla storia, chi ha inventato il debito pubblico? Sin dai tempi antichi gli Stati hanno fatto ricorso a prestiti per finanziare le continue guerre che si sono succedute nei secoli, questi debiti però avevano un carattere occasionale ed erano limitati ad una ristretta cerchia di nobili e dignitari vicini alla corona. Chi ha potuto allora trasformare questo strumento di finanziamento in una vera e propria rivoluzione che ancor oggi domina la cronaca quotidiana?

Parlando da appassionato e collezionista, vi sto per raccontare un’interessantissima storia italiana legata ad una delle città più belle e gloriose al mondo che ideò una forma standardizzata ed organizzata con la finalità di ottenere pubblici finanziamenti dai suoi cittadini ma pure da potenze straniere. Questa innovazione sarà ben presto imitata da moltissimi altri Stati indipendenti e diventerà il faro per la moderna era finanziaria. Ma cominciamo dall’inizio…

Dobbiamo tornare indietro nei secoli e giungere al lontano 1173, a Venezia, per scoprire questa mirabile invenzione. il Doge Ziani che aveva disperatamente bisogno di soldi per finanziare l’ennesima guerra, istituì una prestanza pari all’1% della ricchezza totale delle famiglie veneziane o rendo un interesse del 4%.

Una sorta di prestito forzoso blandamente remunerato. Questo primo esempio di debito pubblico però non fu rappresentato da certificati cartacei ed il suo controvalore veniva semplicemente registrato presso l’Ufficio degli Imprestiti, che per struttura e metodi era equiparabile a tutti gli e etti a un moderno Ministero del Tesoro.

La Camera degli Imprestiti non aveva ancora funzioni di Banca, che sarà invece istituita qualche secolo più tardi, per cui i trasferimenti erano possibili ma attraverso una laboriosa operazione di registrazione alla quale dovevano essere presenti entrambe le parti e due notari, i moderni notai, al ne di certi care il passaggio di proprietà. Nonostante il meccanismo avesse bisogno di essere oliato, ebbe comunque un grande successo, portando alla vittoria della guerra e a sviluppi insperati. A partire dal 1262, infatti, i prestiti persero il loro carattere occasionale divenendo stabili e trasformando il Debito Pubblico in Consolidato, ossia detenuto da una moltitudine di soggetti privati, conferendo a queste “prestanze” la natura di moderno strumento finanziario a tutti gli e etti.

Il totale degli importi raccolti era conservato presso il Monte Vecchio, Il valore che ogni cittadino era tenuto a versare dipendeva da una valutazione della sua ricchezza, il celeberrimo estimo, in una percentuale che variò enormemente negli anni.

Si passò da un 4% circa del 1287 no ad arrivare al 62% del 1380.
Dato che come abbiamo visto gli Imprestiti erano trasferibili, divennero rapidamente dei mezzi di pagamento ampiamente accettati tra nobili, dignitari e ricchi mercanti.

In pochi anni seguirono numerose emissioni e vennero creati il MONTE NUOVO e MONTE NOVISSIMO. Le emissioni di debito pubblico della Serenissima Repubblica di Venezia sono a tutti gli e etti il primo esempio di titoli di Stato pubblicamente trasferibili monetizzabili e commerciabili al mondo.

Questo strumento continuò ad essere usato e ra nato. Il Gran Ducato di Toscana, la Repubblica di Genova, il Regno di Napoli ne fecero largo ricorso, finanziando non solo le guerre ma anche alcune tra le più straordinarie opere d’arte della storia dell’umanità.

Ma è a partire dal XIX secolo che il debito degli Stati iniziò a crescere esponenzialmente per finanziare le nascenti infrastrutture pubbliche, dando vita a nuovi strumenti finanziari, i titoli, che presentavano la caratteristica della uniformità e della facile negoziabilità nelle sempre più di use Borse valori del mondo occidentale. Durante l’Ottocento i titoli del debito pubblico più famosi per la stabilità dei corsi e la sicurezza furono i Consols inglesi. In Italia, con la creazione del Grande libro del debito pubblico, nel 1862 e nel 1870 dopo la presa di Roma, vennero unificati e consolidati i debiti dei precedenti Stati della penisola, uniformati in obbligazioni non redimibili, che offrivano una rendita, con un interesse nominale fisso del 3%, poi innalzato al 5%, ed il cui rendimento reale dipendeva dal prezzo di emissione. Uno spazio molto limitato ebbero invece i Buoni del tesoro, titoli redimibili a scadenza non superiore all’anno. Nel corso del Novecento la rendita, di fronte ai fenomeni in attivi determinati dalle guerre, perse gradualmente importanza e fu sostituita da altri titoli redimibili con scadenze più brevi. Lo sviluppo del moderno debito pubblico ebbe un ruolo di primo piano per il supporto di gruppi bancari e Istituzioni finanziarie a cui offrì titoli relativamente sicuri su investimenti stabili sopportati dagli Stati nazionali. Secondo la teoria economica classica l’indebitamento degli Stati era un fenomeno essenzialmente redistributivo, che spostava risorse dal settore privato a quello pubblico. Grazie al contributo determinate del grande economista Britannico John Maynard Keynes, alle politiche di finanziamento in deficit, attuate dopo la Seconda guerra mondiale, fu riconosciuto l’e etto espansivo sull’economia dell’indebitamente dello Stato che è continuata no ai giorni nostri.

Nel 1971 con la ne degli accordi di Bretton Woods, l’emissione della moneta e del debito si trasformarono profondamente spianando la strada all’era attuale che ha portato inevitabilmente alla dematerializzazione facendo sparire dalla circolazione quei meravigliosi documenti cartacei che per anni furono il vanto dei loro emittenti, ma che tristemente furono mandati al macero rendendoli oggi, per fortuna nostra, rari e preziosi oggetti da collezione e da investimento.

Alex Ricchebuono

tratto dal libro: Scripofilia. Il collezionismo di titoli finanziari storici. Italia. Dagli stati preunitari alla repubblica” di Alberto Puppo – Ediz. italiana e inglese. Editore: SCRIPO SRL – ISBN: 8894273008