Montefibre Gruppo Montedison

Costituzione: 9 agosto 1918

Codice ISMIN: 3590

COSTITUITA CON ATTO DEL 9 AGOSTO 1918

La Montefibre S.p.A., abbreviazione di Montedison Fibre, è stata per anni una delle maggiori aziende italiane.
Origini
L'azienda è nata nel 1972 nell'ambito della razionalizzazione delle aziende della Montedison, che riunì tutte le attività del gruppo in tema di tecnofibre. La fusione che ne seguì incorporò diverse aziende:
Châtillon, società da anni quotata in borsa e controllata Edison (poi Montedison). Le principali attività produttive erano localizzate a Châtillon, Ivrea, Vercelli, Porto Marghera (ex Acsa).
Rhodiatoce, società a partecipazione paritaria della Montecatini (poi Montedison) e della Rhône-Poulenc. Le principali attività produttive erano loc... Altro
ISMIN Immagine Stampatore Provincia Emissione Taglio Rarità Valore
A-3590--Milano19731 azione ordinaria da Lire 150R1 (Più di 5000 pezzi)S1 (da 0 a 25 €)
B-3590--Milano19771 azione ordinaria da Lire 200R1 (Più di 5000 pezzi)S1 (da 0 a 25 €)
C-3590Montefibre Gruppo Montedison-3Calcografia & Cartevalori - MilanoMilano1978VariabileR2 (1001-5000 pezzi)S3 (da 51 a 100 €)
D-3590--Milano19791 azione ordinaria cumulativa da Lire 150R1 (Più di 5000 pezzi)S1 (da 0 a 25 €)
E-3590Montefibre Gruppo Montedison-5-Milano1979VariabileR1 (Più di 5000 pezzi)S1 (da 0 a 25 €)

COSTITUITA CON ATTO DEL 9 AGOSTO 1918

La Montefibre S.p.A., abbreviazione di Montedison Fibre, è stata per anni una delle maggiori aziende italiane.
Origini
L’azienda è nata nel 1972 nell’ambito della razionalizzazione delle aziende della Montedison, che riunì tutte le attività del gruppo in tema di tecnofibre. La fusione che ne seguì incorporò diverse aziende:
Châtillon, società da anni quotata in borsa e controllata Edison (poi Montedison). Le principali attività produttive erano localizzate a Châtillon, Ivrea, Vercelli, Porto Marghera (ex Acsa).
Rhodiatoce, società a partecipazione paritaria della Montecatini (poi Montedison) e della Rhône-Poulenc. Le principali attività produttive erano localizzate a Pallanza e Casoria.
Polymer, società già controllata Montecatini (poi Montedison). Le principali attività produttive erano localizzate a Terni.
I settori produttivi della nuova società erano quindi così strutturati:
fibre all’acetato: stabilimenti di Châtillon e Vercelli
fibre alla viscosa: stabilimenti di Châtillon e Vercelli
fibre poliacriliche: stabilimento di Porto Marghera
fibre poliammidiche:
nylon 6,6: stabilimento di Pallanza
nylon 6: stabilimento di Ivrea
fibre poliesteri: stabilimento di Casoria
fibre polipropileniche: stabilimento di Terni
fibre poliviniliche: stabilimento di Porto Marghera
Il settore delle fibre polipropileniche subì, l’anno successivo (1973), lo scorporo della produzione del film plastico polipropilenico, che venne razionalizzata nella nuova società denonimata Moplefan. Nella trasformazione tessile erano attive unità a Rho e a Busto Arsizio; nella confezione vi erano le controllate Abital e La Castellana. Nella distribuzione la Drop; all’estero le unità di Miranda de Ebro e Remiremont, nonché Malta.
La crisi degli anni ’70
Nella metà degli anni settanta la crisi globale del settore chimico colpì pesantemente il mercato italiano. La Montedison decise perciò, nel 1975, di scorporare dalla Montefibre le attività del settore delle plastiche poliammidiche (settore Nailonplast), che vennero conferite ad una nuova società chiamata Taban, le cui attività produttive erano inserite negli stabilimenti di Pallanza e di Vercelli; venne inoltre conferita alla Taban l’intera attività immobiliare di questi due siti produttivi. Nel 1977 lo scorporo toccò nuovamente il settore delle fibre polipropileniche: la produzione del fiocco polipropilenico per la realizzazione di maglieria intima venne razionalizzata nella nuova società denominata Merak. Sempre nello stesso anno venne fermata la produzione di fibre poliviniliche per scarsa competitività sul mercato.
La riorganizzazione produttiva degli anni ’80
La crisi però peggiorò; alla fine del 1981 la Montefibre decise di ristrutturarsi divenendo una sorta di holding e creando una serie di società “figlie” monoprodotto che facevano capo alle precedenti divisioni operative:
Società Italiana Nailon, con un capitale di 15 miliardi di lire e 2.400 dipendenti, gestiva la produzione delle fibre poliammidiche tessili (nylon 6,6 e nylon 6) negli stabilimenti di Pallanza e Ivrea.
Società Italiana Poliestere, con un capitale di 50 miliardi di lire e 1.200 dipendenti, gestiva la produzione delle fibre poliesteri nello stabilimento di Acerra, attivo dal 1983.
SIPA – Società Italiana Prodotti Acrilici, con un capitale di 25 miliardi di lire e 1.400 dipendenti, gestiva la produzione delle fibre poliacriliche nello stabilimento di Porto Marghera.
Châtillon,[3] con un capitale di 2 miliardi di lire e 1 200 dipendenti, gestiva la produzione delle fibre all’acetato e delle fibre alla viscosa negli stabilimenti di Châtillon e Vercelli.
Rimanevano inoltre nell’ambito della Montefibre, sempre a fine 1981, aziende quali Merak, Neofil, Sicrem, Linoleum Due Palme, Pettinatura di Ivrea, Industria Tessile di Vercelli e altre consociate estere.
Il disinteresse per il settore delle poliammidi
Il successivo disimpegno della società (1983-1985), che cedette la sua esclusiva nel settore delle fibre poliammidiche tessili, delle fibre all’acetato e delle fibre alla viscosa, portò alla liquidazione della Società Italiana Nailon e della Châtillon, con la motivazione della grossa crisi nel mercato in questi settori. Questa decisione compromise anche la competitività delle produzioni della Taban tanto che, nello stesso anno, venne deciso il blocco delle linee produttive e la conseguente liquidazione della società (1985).
La Montefibre ricevette quindi, come contropartita, una quota maggiore nella produzione delle fibre acriliche e delle fibre poliestere, che portò al potenziamento degli impianti di Porto Marghera (acrilico) e Acerra (poliestere), che aveva sostituito il più vecchio impianto di Casoria. Nacque quindi un nuovo piano di razionalizzazione che coinvolse anche l’altro grande gruppo italiano del settore, la Snia Viscosa.
Il confluimento in Enimont
Nel 1988, la Montedison conferirà le attività della controllata Montefibre alla neonata società Enimont, joint-venture tra ENI e Montedison. In seguito allo scandalo e al fallimento di quest’ultima nel 1991, le attività passeranno interamente sotto il controllo dell’EniChem, che conferì poi le attività alla controllata EniChem Fibre.
La Montefibre attuale
Nel 1996, l’EniChem cedette la società alla Orlandi S.p.A. L’azienda continua tuttora la sua attività con la denonimazione di Montefibre S.p.A., mantenendo quindi il nome che aveva durante l’era Montedison. Montefibre all’epoca possedeva in Italia tre stabilimenti più la sede a Milano; gli stabilimenti erano siti ad Ottana (ceduto dall’EniChem Fibre), Porto Marghera, che produceva acrilico, ed Acerra, che produceva poliestere. All’estero invece aveva stabilimenti a Miranda de Ebro (acrilico), e una centrale elettrica attigua, Genfibre S.A., di cui possedeva il 50% del capitale.
Durante gli anni duemila la Montefibre ha trasformato e differenziato significativamente le sue attività. Lo stabilimento di Ottana è stato chiuso nel 2003, mentre ad Acerra è nata prima una centrale elettrica di cui la Montefibre è partecipante e, dopo vari tentativi di far ridecollare il business del poliestere, nel 2005 la società fece un accordo con la spagnola La Seda de Barcelona in base al quale i rispettivi impianti produttivi delle fibre poliestere, situati ad Acerra e a El Prat de Llobregat, furono conferiti a due nuove società denonimate, rispettivamente, Fidion S.r.l. e Fibracat Europa S.L., per poi confluire nella Fibras European de Poliester S.L. di cui Montefibre possiede il 40%, mentre La Seda de Barcelona il 60%.
Proprio a causa dello stabilimento di Acerra, la Montefibre è una delle maggiori sospettate ed accusate dalla stampa locale e dalla cittadinanza dell’avvelenamento del territorio circostante, ove sono stati sotterrati e colati i liquami industriali per risparmiare sullo smaltimento, oltre all’inquinamento di fiumi e falde. In quelle zone il tasso di incidenza tumorale è significativamente più alto della media nazionale.
Montefibre possiede il 100% di Trasformazione Fibre s.r.l., società in liquidazione, e il 14,2% di Servizi Porto Marghera S.c.a.rl., società di consorzio che si occupà di gestire i servizi all’intera area di Porto Marghera.
Nel biennio 2006-2008 Montefibre ha effettuato grandi investimenti, entrando al 50% nel capitale della cinese Jilin Jimont Fiber Co. Ltd. per poi cederne il 10,6% alla Simest S.p.A., società pubblica, con l’impegno di riacquistare questa quota.
Il nuovo piano industriale prevede che a Porto Marghera Montefibre fonderà con la West Docks Venice s.r.l. la West Docks s.r.l., società che all’interno dello stabilimento di Porto Marghera gestirà flussi di navi merci. Entrambe possiedono il 50% del capitale. Sempre a Porto Marghera si sta procedendo a sperimentare una nuova produzione di fibra, chiamata “precursore al carbonio”, che è la base per la fibra di carbonio; questo dovrebbe portare lo stabilimento di Marghera a produrre 12 000 tonnellate di precursore entro l’inizio del secondo decennio del XXI secolo.
Secondo gli ultimi due comunicati stampa; la Montefibre avrebbe abbandonato l’aumento di capitale previsto in data 29/09/’08, [3], per un ammontare di 12 milioni di euro da parte della società lussemburghese Ribeauvillé S.A., questo potrebbe comportare la rinuncia al piano industriale che prevedeva la riconversione di parte della produzione a “Precursore al Carbonio”. La Montefibre, si è riservata di decidere per quel che concerne “Piani Industriali” e “Situazione Economica Societaria” durante l’Assemblea Locale.
La proprietà terriera ove sorgeva lo stabilimento è stata ceduta alla Autorità Portuale di Venezia (APV)
La Montefibre di Porto Marghera ha interrotto la produzione il 22 dicembre 2008. Attualmente i circa 290 lavoratori dello stabilimento si trovano in CIGS fino a dicembre 2012.
Si stanno per ultimare le demolizioni del sito inizieranno di seguito le bonifiche
La produzione continua per il momento negli stabilimenti di Miranda de Ebro (Spagna) e Jilin (Cina).