Istituto Immobiliare di Catania

Costituzione: 27 novembre 1950

Nazione: Italia

Pagina libro: 1076

Codice ISMIN: 8708

L'ISTICA (Istituto immobiliare di Catania) fu costituito il 27 novembre del 1950, con un capitale di 55 milioni di lire (di questi, 20 milioni della SGI, 20 del Banco di Sicilia, 10 della Cassa di risparmio Vittorio Emanuele, 2,5 della Provincia e 2,5 della Camera di Commercio locale). L'istituto sorse con il pieno appoggio della Democrazia Cristiana siciliana.

Il piano Brusa, inizialmente offerto a titolo gratuito e poi valutato e pagato 60 milioni di lire, fu recepito in toto dall'ISTICA e approvato dal Consiglio comunale il 3 marzo 1951, contestualmente alla costituzione dell'Ist-Berillo, cui viene affidata la realizzazione di un abitato che accolga i cosiddetti "deportati di San Berillo" (circa 30.000 persone) in zona San Leone.

Il piano Is... Altro

ISMIN Immagine Stampatore Provincia Emissione Taglio Rarità Valore
A-8708Istituto Immobiliare di Catania-1Officina Carte Valori Staderini - RomaCatania195710 azioni da Lire 10.000R3 (501-1000 pezzi)S2 (da 26 a 50 €)
B-8708Istituto Immobiliare di Catania-2Officina Carte Valori Staderini - RomaCatania195750 azioni da Lire 10.000R3 (501-1000 pezzi)S2 (da 26 a 50 €)
C-8708--Catania196450 azioni da Lire 10.000R2 (1001-5000 pezzi)S2 (da 26 a 50 €)
D-8708--Catania1964100 azioni da Lire 10.000R2 (1001-5000 pezzi)S2 (da 26 a 50 €)
E-8708--Catania19681 azione da Lire 10.000R2 (1001-5000 pezzi)S1 (da 0 a 25 €)
F-8708Istituto Immobiliare di Catania-6Officina Carte Valori Staderini - RomaCatania1968100 azioni da Lire 10.000R3 (501-1000 pezzi)S2 (da 26 a 50 €)

L’ISTICA (Istituto immobiliare di Catania) fu costituito il 27 novembre del 1950, con un capitale di 55 milioni di lire (di questi, 20 milioni della SGI, 20 del Banco di Sicilia, 10 della Cassa di risparmio Vittorio Emanuele, 2,5 della Provincia e 2,5 della Camera di Commercio locale). L’istituto sorse con il pieno appoggio della Democrazia Cristiana siciliana.

Il piano Brusa, inizialmente offerto a titolo gratuito e poi valutato e pagato 60 milioni di lire, fu recepito in toto dall’ISTICA e approvato dal Consiglio comunale il 3 marzo 1951, contestualmente alla costituzione dell’Ist-Berillo, cui viene affidata la realizzazione di un abitato che accolga i cosiddetti “deportati di San Berillo” (circa 30.000 persone) in zona San Leone.

Il piano Istica, il 16 maggio 1952, viene poi inserito nel PRG dal commissario prefettizio, appena dieci giorni prima delle elezioni amministrative che attribuiranno lo scranno di sindaco a Domenico Magrì e alla sua giunta composta da DC e Partito Nazionale Monarchico.

Anche la Regione Siciliana interviene, con una legge speciale, la n. 13 del 25 giugno 1954.

All’Ist-Berillo arrivano ingenti finanziamenti: lo Stato interviene con 380 milioni di lire, mentre 400 provengono dalla Regione. Secondo accordi stretti a Roma, viene previsto che, su un’area di 240.000 m2, si possano costruire 1.800.000 m3. Gli espropri devono essere ultimati entro il febbraio 1960, mentre i lavori entro il 3 luglio 1969. A carico dell’Istica vengono previste spese per 10 miliardi e 338 milioni di lire e ricavi per 7 miliardi e 338 milioni di lire. I 3 miliardi mancanti dovranno essere forniti dal Comune con il gettito dell’imposta di famiglia.

È del maggio 1956 la firma, da parte dell’ISTICA, del contratto di concessione dei lavori. Lo sventramento prende concreto avvio nel febbraio del 1957, quando è sindaco Luigi La Ferlita.

Il 27 giugno del 1969 interviene in materia una nuova legge regionale, pubblicata cinque giorni prima della scadenza dei termini per ultimare il piano di ristrutturazione (15 anni). La legge stabilisce una diversa densità volumetrica per le opere da eseguire dopo la scadenza dei termini. Si passa dai 18,65 m3 a metro quadro a soli 5,00 m3. L’ISTICA avvia un contenzioso con il Comune di Catania: il risarcimento richiesto viene confermato da vari arbitrati. Il sindaco Enzo Bianco, nel 1991, paga all’ISTICA 40 miliardi di lire, ma i privati titolari delle proprietà nell’area coinvolta dall’azione legale intentata nel 1993 dalla Cecos, ormai proprietaria del 70% delle aree di corso Sicilia, chiedono al Comune altri 78 milioni di euro.

Il 5 agosto del 2004, il sindaco Umberto Scapagnini e l’assessore all’urbanistica Mimmo Sudano nominano una commissione di saggi, incaricata di trovare una composizione per questa area di circa 80.000 m2. La commissione è composta da Antonio Catricalà (consigliere di Stato che dovette poi rinunciare per l’intervenuto incarico alla presidenza della Autorità Garante per la protezione dei dati personali), Augusto Fantozzi, docente di diritto tributario alla Sapienza, l’avvocato Giovanni Pellegrino, già senatore DS, e da Nicolò Zanon, docente di diritto costituzionale a Milano. La conclusione della commissione di saggi è che “elementi essenziali del piano di risanamento sono: l’adeguamento del piano alle disposizioni della legge 765 del 1967 e del decreto ministeriale 2 aprile 1968; l’adeguamento alle esigenze della mobilità e agli standard di verde pubblico e parcheggi; la destinazione delle aree edificabili per non meno del 50% alla realizzazione di attrezzature e servizi pubblici; l’indice di densità fondiaria non superiore ai 5 metri cubi a metro quadro; la riserva, infine, di un sesto dei volumi destinati alla residenza per l’esercizio del diritto di prelazione da parte dei proprietari espropriati”. Su questo giudizio super partes, i proprietari hanno presentato uno schema di utilizzo.

Il 30 maggio del 2008 è stata sottoscritta una composizione tra le parti dal commissario comunale Vincenzo Emanuele e ciò a soli quindici giorni dalle elezioni amministrative.