Coop. Muratori del Comune di Bagnacavallo

Costituzione: 10 febbraio 1912

Codice ISMIN: 1219

Bagnacavallo (Bàgnacaval in romagnolo) è un comune italiano di 16.747 abitanti della provincia di Ravenna, in Emilia-Romagna, situato a circa 23 chilometri ad ovest dal capoluogo, 17 km da Faenza, 30 da Forlì, 55 km da Bologna e circa 30 km dal Mare Adriatico.

Il termine Balneocaballum, citato nel X secolo[4], indicava il paleoalveo del Senio nel tratto che corrisponde all'odierna Via Albergone. In sostanza, il toponimo ricorda la presenza di un guado del fiume Senio in prossimità del primo agglomerato urbano, per attraversare il quale era necessario bagnare le cavalcature. Dopo il Mille comparve il toponimo definitivo castrum Bagnacaballi. Una decina di km nord della città iniziava la Valle Padusa. Vi era un porto palustre che gli abitanti utilizzava... Altro

ISMIN Immagine Stampatore Provincia Emissione Taglio Rarità Valore
A-1219Coop. Muratori del Comune di Bagnacavallo-1N.D.Ravenna1922VariabileR2 (1001-5000 pezzi)S2 (da 26 a 50 €)

Bagnacavallo (Bàgnacaval in romagnolo) è un comune italiano di 16.747 abitanti della provincia di Ravenna, in Emilia-Romagna, situato a circa 23 chilometri ad ovest dal capoluogo, 17 km da Faenza, 30 da Forlì, 55 km da Bologna e circa 30 km dal Mare Adriatico.

Il termine Balneocaballum, citato nel X secolo[4], indicava il paleoalveo del Senio nel tratto che corrisponde all’odierna Via Albergone. In sostanza, il toponimo ricorda la presenza di un guado del fiume Senio in prossimità del primo agglomerato urbano, per attraversare il quale era necessario bagnare le cavalcature. Dopo il Mille comparve il toponimo definitivo castrum Bagnacaballi. Una decina di km nord della città iniziava la Valle Padusa. Vi era un porto palustre che gli abitanti utilizzavano come luogo di scambio delle merci con Ferrara e Ravenna. Le merci esportate erano cereali, biade, canne palustri e vino.

A partire dai secoli IX e X avviene la riconquista del suolo. Tranne la parte settentrionale, dove permangono aree paludose poco adatte alla coltivazione, tutto il territorio è interessato all’intervento umano:

Viene ripristinata l’antica centuriazione romana. Gli agrimensori locali costruiscono però un reticolato con un orientamento diverso da quello antico: mentre infatti la rete faentina è orientata di 28º verso est, in loco la rete è inclinata di 14º verso est, la metà. Ciò dipende probabilmente dalle trasformazioni subite nei secoli dal territorio, soprattutto per quanto riguarda la conformazione idrografica.

Vengono migliorati i collegamenti viari con il porto vallivo (a nord) e con Faenza (a sud). Ciò è facilitato dal fatto che, in tempi antichi, una strada rettilinea partiva da Faenza (sulla Via Emilia) e giungeva a Bagnacavallo (kardo maximus, oggi SP “Naviglio”).

Per tutto l’Alto Medioevo e buona parte del Basso Medioevo (fino al XIII secolo compreso), Bagnacavallo fu il centro più importante della pianura ravennate.
Nel secolo XI si ha l’affermazione signorile dei conti rurali Malvicini (o Malabocca), che dominano Bagnacavallo fino al XIII secolo. In quest’ultimo periodo si ha un incremento edilizio ed urbanistico. Viene costruito il porto canale, a nord del centro urbano, sull’alveo dismesso del Senio. Inoltre viene eretta una torre interna all’abitato, a protezione dell’accesso principale. Tra le scarse notizie del periodo, ancora oggetto di studio e ricerca, spicca un sarcastico commento di Dante Alighieri nella Divina commedia: Ben fa Bagnacaval che non rifiglia (Purg., XIV, 115), con cui il sommo poeta saluta l’estinzione della dinastia Malvicini e quindi la fine del loro dominio sulla città.

Dal 1308 al 1329 Bagnacavallo è nelle mani dei conti di Cunio. Casato appartenente al campo guelfo, i Cunio fanno entrare la città tra i possessi della Santa Sede. Erigono la rocca e fanno circondare la città da un recinto e da un fossato di difesa. Nel 1329 la Chiesa concede Bagnacavallo in feudo ai Manfredi di Faenza, che ristrutturano cinta muraria e rocca. Bagnacavallo viene riannessa allo Stato della Chiesa quando il cardinale Albornoz riconquista tutta la Romagna (1356). All’epoca della Descriptio Romandiolae (1371), Bagnacavallo presentava il numero più alto di focularia fra i centri della bassa ravennate.

Nel 1375 il capitano di ventura Giovanni Acuto, al servizio dello Stato Pontificio, non essendo stato pagato per i servigi resi, requisisce la città come indennizzo. Sei anni dopo (1381) la vende a Nicolò II d’Este.
Nel 1394 la famiglia d’Este cede Bagnacavallo ai ravennati Da Polenta, che la acquisiscono in nome della Santa Sede. Dopo un breve periodo di riconquista faentina, la cittadina è di nuovo incorporata nei domini polentani (1438) finché papa Eugenio IV la cede a Niccolò d’Este nel 1440.

Nel 1471 venne costituito il primo Monte frumentario: si trattava di un luogo in cui si ammassava il grano. I contadini potevano prelevare la quantità che serviva per la semina. Dopo la fine della raccolta, erano tenuti a restituire il grano, aumentato di una percentuale come interesse. Quello di Bagnacavallo fu il primo monte frumentaro della Bassa Romagna.

Età moderna

L’abitato di Bagnacavallo non subisce sostanziali modifiche fino all’età napoleonica. Esauritasi la dinastia estense, dal 1598 al 1859 Bagnacavallo fa parte della Legazione di Ferrara nello Stato Pontificio. Tra il 1606 e il 1607 fu governatore cittadino il celebre letterato marchigiano Traiano Boccalini (1556 –1613). Nella seconda metà del XVIII secolo vivevano in paese circa 4.000 abitanti.

Durante la parentesi napoleonica (1796-1815) fu inserita nel Dipartimento del Rubicone. Con l’annessione delle Legazioni pontificie al Regno di Sardegna (1859), il comune di Bagnacavallo viene incluso nella Provincia di Ravenna (annessione sancita con i plebisciti del 1860).

XX secolo

Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell’occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, a Bagnacavallo trovarono temporaneo rifugio alcune famiglie di profughi ebrei provenienti da Fiume, di passaggio nel tentativo di espatriare quindi in Svizzera. In questo impegno di solidarietà, si distinsero il cantoniere Antonio Dalla Valle e la famiglia Tambini. Il 28 aprile 1974, l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito l’alta onorificenza dei giusti tra le nazioni ad Antonio Dalla Valle, e ai coniugi Aurelio e Aurelia Tambini e ai loro figli Vincenzo e Rosina.